UN ESTATE DA DICK FULMINE DI ALBERTO GRILLO - RECENSIONE

UN’ESTATE DA DICK FULMINE DI ALBERTO GRILLO

Genere letterario dell’opera: 

Un’estate da Dick Fulmine è un romanzo di formazione con protagonista Francesco, un adolescente che passa indenne attraverso esperienze terribili. O quasi indenne, almeno nel corpo. Lo spirito ne sarà segnato in modo profondo: lo si percepirà riflesso nel rapporto con gli altri.

Quando è nato il romanzo di formazione?

Il romanzo di formazione nasce in Germania a fine settecento e in esso, si narrano le vicende di un personaggio dall’età infantile, adolescenziale sino all’età adulta.
Il primo autore del romanzo di formazione è stato Goethe con “Gli anni di apprendistato di Vilhelm Mister.”

Incipit:
La Bormida gli sfavillava accanto, il manto d’acqua irrequieta ad abbagliarli con lampi di baleno. Fissò la schiuma che rompeva sui lastroni in mezzo al guado e si fece scudo con una mano. La ricacció nei calzoncini e rimestò tra le monete. Nell’altra stringeva i sandali, esitando sull’erba bagnata dagli spruzzi.

La storia e l’idea narrativa:

È la storia di Francesco,  un ragazzino che abita nell’entroterra ligure tra boschi, colline e il fiume Bormida.

Francesco e Giuseppe sono inseparabili. Con il cugino, più grande di lui, condivide la fatica, il gioco, le botte e le avventure. Come quella che diventerà la scoperta del mare, il primo sguardo sull’acqua.

L’acqua che scorre, in questa fase della vita e della vicenda di Francesco, è trasparente e fresca (quella del fiume) immensa, a perdita d’occhio quella del mare (appena intravista dal vagoncino), impetuosa, pericolosa e salvifica quella del Danubio.

Siamo in piena seconda guerra mondiale, la famiglia di Francesco, sostenitrice del fascismo, soprattutto, per salvare la pelle, si trasferisce a Dorf presso un campo di lavoro tedesco.

In questo posto il padre lavora volontario in raffineria. Non è un certamente un luogo piacevole, tuttavia si scorge un’umanità da parte dei tedeschi che non si riscontra nella dimora atavica in Valle Bormida tra i parenti e il nonno che vive isolato.

Il ragazzino è obbligato a malincuore a congedarsi dall’amato cugino che gli regala, come ricordo, l’orologio rubato allo zio Fausto che loro chiamano il Fauss.

Porta con sé anche il primo numero del giornalino di Dick Fulmine, un eroe dei fumetti in voga nell’era fascista. Non riesce proprio a separarsene e si aggrappa, mentre lo sfoglia nel suo prefabbricato in Germania, come a un’ancora che lo tiene legato ai suoi ricordi e che gli dà speranza.

Fausto, è una figura strana: schivo, litigioso, ma abile nella meccanica tanto che aprirà a Genova un’officina e diventerà benestante agli occhi della famiglia.

Su questo personaggio l’autore è reticente, cioè, secondo me, vuole portare il lettore a farsi un’idea propria di quello che è successo tra i due ragazzi e Fausto. Infatti Francesco e Giuseppe lo odiano per il male che gli ha fatto. Le botte? Le minacce? Quale violenza hanno subito i ragazzi? Non è spiegata. Un buco di trama? No. Il lettore è invitato a partecipare con la propria immaginazione alla comprensione della storia.

Comunque, la scelta di rintanarsi in un campo di lavoro del padre è sbagliatissima.

Muore, in fabbrica, sotto i bombardamenti americani e Francesco vede morire sua madre davanti a sé, senza poter fare niente. Da qui, a mio avviso, nasce in lui il senso di colpa che si porterà appresso e che si intensificherà in seguito a un’altra tragedia inaspettata.

Francesco si salva per miracolo e fugge. Fugge per un tempo indefinito, non raccontato nel libro, mentre sono raccontate in modo quasi romantico le sue prime esperienze di sesso con Greta, una prostituta che incontra tra i prefabbricati a Dorf.  Non riesce nemmeno a salvare questa donna che perisce durante il bombardamento aereo. Questo è un altro brutto colpo per il protagonista, ma il peggiore è quello che, arrivato a Genova e ospitato dalla famiglia di suo cugino, scopre che Giuseppe è diventato cieco a causa di uno stupido incidente.

Francesco a Genova diventerà adulto durante una sola estate e il mare di Genova gli parrà immobile, senza respiro.

L’amore lo deluderà e lui cerca di reagire, tra le scorribande nei carrugi con il cugino e altri ragazzi.

Scoprirà i segreti del Fausto durante le sue visite al bordello e su di lui si abbatterà la sua furia. Quella colpa del sopravvivere che non si perdona, quella colpa che lo porterà a rimestare la vita nello stesso modo dei suoi ascedenti.

Di eroe c’è solo Dick Fulmine, almeno sulla carta.

Non voglio svelarvi nulla del finale, ma è talmente “vero” che ti si appiccica in fronte.

L’autore:

Alberto Grillo nato a Genova nel 1968. Ha esordito con la casa editrice Il Canneto nel 2021 con il libro Quote segnalato nel 2020 al Premio Calvino.

Di lui si sa solo questo.

Come il romanzo che lascia ampi spazi di completamento della trama da parte del lettore così è anche per la biografia dello scrittore.

La casa editrice e la collana Fremen:

Lillo Garlisi nel 2010 fonda la casa editrice Laurana editore, un marchio che fa parte della Novecento media srl.

Il proposito è quello di pubblicare libri utili, possibilmente in grado di far riflettere sulla realtà.

Nel 2020 nasce la collana Freemen curata da Giulio Mozzi, che è stato anche un mio maestro di scrittura nel lontano 1999. Cito testualmente la frase seguente che si può trovare sia nella definizione sul sito che scritta in prima pagina di ogni libro della collana:

“I Fremen sono i protagonisti di Dune, il famoso ciclo di romanzi di Frank Herbert: il popolo che vive negli enormi spazi aridi del pianeta Arrakis. I Fremen hanno fatto del deserto, temuto da tutti e da tutti ritenuto inabitabile e disabitato, la propria casa, la propria risorsa, la propria forza.” 

Come si può osservare i libri hanno un formato particolare così come la copertina: sono tascabili e sono fatti di cartoncino spesso di un colore di fondo che richiama la sabbia del deserto. La grafica è in bianco e nero, stilizzata, a me sembra con un tocco art decò, osservando la cornicetta che inquadra autore, titolo, immagine.

La ritengo molto elegante, riconoscibile e soprattutto è un libro “pratico” perché sta in borsa agevolmente. Non si sgualcisce ed è bello da guardare, il che non guasta tra le copertine e le edizioni che ci sono in giro.

Quando leggerlo:  

Il libro, a mio avviso, va letto e riletto e soprattutto conservato a portata di mano nella libreria personale.
Lo consiglio agli adolescenti, a chi lo è stato tanto tempo fa come me, ai genitori di questi adolescenti.
Il libro, tuttavia, lascia ampi spazi all’immaginazione personale: si potrebbero aggiungere delle note proprie ai margini.

Il “non dire”, a mio avviso è un comportamento proprio dell’adolescenza. Una fase della vita piena di emozioni ma cosparsa di azioni apparentemente slegate causa l’incapacità di districamento e di comprensione degli stessi turbamenti.

Che altro aggiungere: Leggetelo, lo raccomando.

Se volete condividere questo post sentitevi liberi.

Lascia qui il tuo commento o le tue domande