Domenico Laghezza

Da ragazzo abitavo al mare; lo contemplavo ogni giorno, ipnotizzato dal movimento delle onde.

Un movimento fluido come quello di un pennello sulla tela; naturale, morbido, sensuale, governato da energie segrete.

Sconosciute, e a ben pensarci era questo che mi catturava.

Ricordo il momento preciso in cui ho preso la decisione di renderlo il mio soggetto preferito, forse lo stesso momento nel quale è scattata la mia voglia di dipingere: ero seduto su una vecchia panchina, spoglia e malandata, posta all’ingresso di un trullo abbandonato.

Da questo luogo vedevo lo scorrere: le onde, il vento, gli uccelli, le persone, il tempo.

Da allora ho continuato, combinando i colori, improvvisando, facendomi guidare dalla corrente.

Guardo sempre avanti, sino alla fine dell’orizzonte, dove i miei occhi incontrano solo la linea curva del pianeta, vivo come le onde in perpetuo fluire.

Percorro nuove rotte, come un uomo, solo, su una barca nel respiro del vento, e sceglierò, per sempre, il mare.

Sino alla fine.